Visite da un'altra Galassia
Un futuro molto remoto,
in un settore periferico della Via Lattea...
Quando l'organismo-macchina irruppe nello spazio, con una terribile lacerazione del continuum, il cosmomobile che lo conteneva vibrò paurosamente per più di un secondo; solo l'incredibile perfezione della sua struttura ne impedì la disintegrazione nel momento stesso del suo passaggio attraverso la "porta" appena generata. Immediatamente fu inviato un segnale.
"Sono penetrato nel settore!"
A bordo, rapidamente, si era creata un'inconsueta confusione. L'organismo-macchina controllava e verificava, tentando di mantenere sulla traccia sicura il cosmomobile, una rotta a lungo progettata; nonostante permanesse ancora il contatto con la lontana base operativa, fu da subito evidente che nel momento della sua irruzione nel continuum si era interrotto il collegamento di energia primaria: il cordone ombelicale con il lontano mondo d'origine, insostituibile e vitale, ma a quanto pare inadeguato su simili distanze, era troncato, e la situazione non poteva più essere gestita per molto.
I sistemi-assistiti del cosmomobile stavano collassando uno ad uno, ma le risorse interne del veicolo spaziale, sopravvissute miracolosamente a quel primo storico trasferimento, si sostituivano prontamente ad ogni passo nel controllo del volo. Abbandonato così, all'interno della Via Lattea, l'organismo-macchina si prodigava per contenere i danni. Il cosmomobile stava precipitando come previsto verso il pianeta rosso del sistema a stelle gemelle, a cui era stata abbinata la "porta" e da cui le trattomacchine avevano attinto la forza. A causa dell'improvviso calo di energia la velocità di avvicinamento, non più controllata, stava aumentando paurosamente; l'entrata del cosmomobile nell'atmosfera fu salutata da un urlo assordante, causato dall'attrito con l'aria, e accompagnato da un pericoloso surriscaldamento della pelle esterna; fu comunque effettuata con successo un'analisi completa del suolo per individuare il punto di contatto.
L'organismo-macchina era terribilmente teso, nessuno era mai stato così lontano da casa, tutto stava precipitando, la base operativa era ormai muta, ma probabilmente lo potevano ancora ascoltare e lui informava metodicamente sugli sviluppi. Tutte le energie residue del cosmomobile avrebbero dovuto essere impiegate nella manovra finale di atterraggio. Il punto focale collimava con una base di superficie: inconfondibili strutture artificiali sul fondo di un ampio avvallamento, mezzi meccanici primitivi che si muovevano e lavoravano un po' dovunque. Lo zoom inquadrò improvvisamente un numero imprecisato di possibili individui vitali! Organici?! I filmati venivano integralmente inviati alla base operativa, nella speranza che fosse per loro possibile riceverli.
Una volta a bassa quota ci fu un contatto ravvicinato con due velivoli che lo affiancarono appena possibile. Seguirono il suo cosmomobile, ormai in fase finale, fino all'atterraggio. Ci furono anche tentativi di comunicazione, visivi e sui canali radio, purtroppo inintellegibili. La tensione era al massimo.
L'atterraggio ebbe successo.
"Sono a terra; prendo contatto con gli abitanti."
Il cosmomobile fu circondato, ma ormai erano esaurite le riserve di energia e il poderoso scafo abbrustolito non serviva più a molto; anche le risorse dell'organismo-macchina, senza l'energia primaria del suo mondo, privato anche del rapporto simbiotico con lo scafo dell'astronave, non gli consentivano ormai molta autonomia, prima di regredire in "pausa". Le sue sensazioni però erano allo spasimo e nella sua situazione di debolezza stavano scuotendo il corpo perfetto con tremiti e sussulti, come durante una crisi. Sistemò le ultime cose, molte altre attendevano di essere valutate, ma non c'era tempo ed era costretto ad accantonare ogni ulteriore riflessione. Era solo. E aveva una missione che attendeva. Aperto il portello scese nell'ambiente esterno.
Fu avvicinato da mezzi meccanici. Percepì che lo stavano analizzando; furono ripetuti dei tentativi di comunicazione, ma era impensabile dar loro un senso ora, senza approfondite analisi. Le macchine che lo circondavano erano chiaramente primitivi mezzi artificiali, motori, impianti idraulici, nulla di vivo. Dovevano però essere stati creati, non erano come lui, niente che si potesse apparentemente riprodurre; e forse i loro creatori erano lì, più dietro, a controllare e guidare; forse dietro i vetri delle cabine, o all'interno di quegli involucri-abiti. Li osservò attentamente, anche lui poteva sondare, analizzare: credette di scorgerne gli occhi, ne percepì i tremiti, ne comprese la natura assolutamente organica.
Oh! Come avrebbe voluto poter comunicare, confrontare, comprendere.
"Li vedete anche voi? Comprendete? Non è forse ciò che cercavamo?"
Ma la base operativa restava muta. E non c'era più tempo ormai. Tutto sospeso per lui, ora, tutto rimandato, forse. Una terribile beffa, dopo quel viaggio inconcepibile, dopo aver trovato fortunosamente ciò che cercava al primo tentativo, proprio nel momento più importante, come seguendo la trama di un fatale copione.
Con un soffio, inavvertitamente, con rammarico e apprensione, l'organismo-macchina regredì in "pausa".